I colli piacentini, terre di vino e virtù
I colli piacentini

Ci sono aree in cui il vino si produce da sempre, dove la storia si interseca con la quotidianità e i
racconti popolari si tramandano attraverso la tavola.
Siamo nei colli piacentini, alla destra del Fiume Po e nel cuore della Pianura Padana.

Qui, le prime tracce di allevamento della vite risalgono al II secolo a.C, quando gli Etruschi
colonizzano queste terre e trascrivono su steli di pietra le tecniche utilizzate per produrre vini di
qualità.
In epoca romana, da Cicerone a Plinio il Vecchio, sono in molti a fare riferimento alla bontà dei vini
piacentini. Il “gutturnium”, il tipico boccale da vino in voga al tempo, darà il nome al Gutturnio,
vino rosso piacentino di cui parleremo più avanti.
Michelangelo Buonarroti, durante i lavori agli affreschi della Cappella Sistina, ottiene da Papa
Paolo III il permesso di ricevere in Vaticano i vini piacentini come parte del compenso per il suo
operato.
Ed infine Giuseppe Verdi, il celebre compositore di Parma che amava servire i vini piacentini
durante i suoi banchetti.
Insomma, i personaggi della storia che testimoniano il loro amore per questi vini si susseguono
numerosi nei secoli.

La cultura vinicola di Piacenza vanta un patrimonio incredibile di vini e uve storiche. Nonostante
ciò, la Denominazione Colli Piacentini viene costituita solo nel 1984 e, come per molte altre zone
d’Italia, sono questi gli anni in cui si ridefinisce l’identità del territorio per proiettarlo verso il futuro.
La rivoluzione parte dal basso, dai contadini che, ora supportati dal Consorzio, riprendono in
mano la loro storia.

In generale, il paesaggio piacentino è lo scenario perfetto per allevare la vite.
E’ infatti principalmente composto da dolci colline – che non superano i 500 metri di altezza – e
terreni a matrice argillosa. I quattro areali più importanti, val Tidone, val Trebbia, val Nure e val
d’Arda prendono i nomi dagli omonimi fiumi che attraversano le valli e ne influenzano
l’ecosistema.
Ziano Piacentino, nella val Tidone, è ad oggi il comune con la superficie vitata più alta d’Italia,
testimone dell’altissima vocazione di questo areale che rimane, ancora ad oggi, una perla tutta da
scoprire.


Quando si parla di vini piacentini è impossibile non citare il Gutturnio, vino rosso da uve Bonarda
e Barbera; può essere prodotto in diverse tipologie, dalla frizzante fino alla Riserva affinata in
legno, ed è indubbiamente il rosso più iconico dei colli piacentini. Estremamente versatile, lo si
può abbinare ad un piatto di salumi emiliani tanto quanto ad uno spezzatino di carne. L’Ortrugo,
vino bianco secco perfetto da abbinare ad antipasti di pesce grazie alla sua delicata componente
aromatica. Ed infine la Malvasia di Candia, che con le sue note di frutta a polpa bianca matura,
camomilla ed erbe di campo si presta a golosi abbinamenti con carni bianche e formaggi freschi.

Negli ultimi decenni molte cantine hanno intrapreso approcci moderni di viticoltura, continuando a
produrre i vini della tradizione ma aprendosi a nuove tipologie. Proprio grazie alla profonda
comprensione di questi territori e a seguito di anni di studi del terreno, si è intuita la potenzialità di
vitigni internazionali come Pinot Nero e Chardonnay atti alla produzione di spumanti metodo
classico.
Nuovi, entusiasmati mondi da esplorare.

Piacenza, poi, non è solo vino.
Con la costituzione del Ducato di Piacenza e Parma nel 1545 – che resisterà per i 300 anni a
seguire – Piacenza vivrà i suoi anni di maggior splendore e sviluppo.
Castelli, rocche, fortezze e manieri custodiscono le storie delle famiglie nobiliari che li hanno
abitati, regalandoci uno scenario che sembra cristallizzato nel tempo.

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