Il Barolo è Jazz
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Ai tempi dell’Antica Grecia il sughero veniva utilizzato per la chiusura delle anfore.
Siamo nel V secolo a.C. e già si era intuita la duttilità di questo legno, sigillante, poroso ed elastico.
La sua vera espansione è merito dei francesi ed è doveroso citare l’intuizione del monaco benedettino Piérre Perignon, che intorno alla metà del 1600 adatta la forma del sughero alla bottiglia da champagne e ne “intrappola” gas e liquido, conservando le bollicine in maniera ottimale.
Ad oggi l’industria del sughero si concentra in Portogallo, produttore del quasi 50% della massa totale in commercio. Seguono a distanza Spagna, Italia, Marocco e Tunisia.
Negli anni, a causa dell’utilizzo intensivo della pianta da sughero, si è presentato il rischio di esaurimento di questa materia prima.
Il processo di estrazione del sughero è infatti particolarmente complicato.
Una volta piantata la quercia, occorre aspettare circa 25 anni per una corteccia di buona qualità – ovvero, lo sviluppo del cosiddetto sughero femmina. Dopo l’estrazione la corteccia impiega almeno 9 anni per ricrescere.
La domanda sorge quindi spontanea: come riutilizzare al meglio questo meraviglioso materiale?
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